Cappella di San Carlo Borromeo


Il testo è tratto da “Gorizia e dintorni” (ISBN 88-86928-43-2) edito da Libreria Editrice Goriziana www.leg.it leg@leg.it


Gli esterni della chiesa sono essenziali. Una statua di Maria Immacolata occupa la nicchia della facciata. Proveniente dall’edificio del Rudolfinum, costruito sulla via Zorutti nel 1884 per i sacerdoti bisognosi di un soggiorno curativo nella “Nizza austriaca” e completamente distrutto dai bombardamenti, vi è stata collocata durante il primo dopoguerra.

La chiesa era stata costruita secondo un progetto che riproduce quello disegnato dall’architetto veneziano Giorgio Massari per la chiesa del Santo Spirito, sorta a Udine nella prima metà del Settecento. L’edificio è contiguo all’imponente Seminario teologico centrale (1767), che oggi ospita, restaurato, la notevole biblioteca del Seminario, insieme a diverse associazioni e scuole cattoliche.

L’istituzione di un seminario diocesano era stata caldeggiata del primo arcivescovo di Gorizia, Carlo Michele d’Attems, che si richiamava alla norma del concilio tridentino. La corte viennese, di cui l’arcivescovo sollecitò nel 1754 il consenso politico e l’appoggio economico, perché erano necessari alla stessa istituzione, non fu immediatamente favorevole al progetto, che parve connotato da eccessiva “romanità”. Vi si opponevano anche i gesuiti che, influenti a corte, consideravano il costituendo seminario un potenziale concorrente sia del loro collegio goriziano, di cui alcuni corsi erano frequentati anche dagli aspiranti sacerdoti, sia del convitto ubicato nel palazzo Werdenberg che ospitava giovani nobili e attratti dalla vita religiosa. L’arcivescovo agì diplomaticamente, proponendo alla corte di Vienna la fondazione di una Domus presbyteralis o casa del clero, destinata a ospitare i giovani sacerdoti per un anno, al fine di assicurare loro una formazione funzionale all’esercizio della cura d’anime. La corte approvò la fondazione, che di fatto operò come un seminario. I baroni Taccò misero a disposizione una loro casa, che si trovava nella zona compresa tra la piazza del Travnik e il Corno, ricca di nuovi edifici. Nel 1757, il giorno dell’Immacolata, la Domus iniziava ad operare, grazie ad una donazione imperiale, che garantiva il mantenimento degli alunni.

La chiesa annessa alla casa del clero fu consacrata nel 1768. Carlo Michele d’Attems che, devoto all’imperatrice Maria Teresa, ma vescovo di santa romana Chiesa, aveva ormai già espresso la propria contrarietà al centralismo e agli atteggiamenti anticuriali della corte viennese, la volle intitolare, con esplicito riferimento al concilio di Trento, a san Carlo Borromeo. Nella sua chiesa il vescovo, che aveva imposto di lasciar vuote le semilune destinate ad accogliere, secondo la consuetudine dell’epoca, gli stemmi della contea e della diocesi, avrebbe trovato sepoltura. Nel 1783, per ordine dell’imperatore Giuseppe II d’Asburgo, fu soppresso il seminario voluto dall’Attems e ridotta a magazzino la bella chiesa di San Carlo. La salma del vescovo, riesumata durante la notte per non destare le proteste dei fedeli, sarebbe stata trasferita presso il duomo. Nel 1818, all’atto dell’apertura del seminario teologico centrale presso l’edificio fatto costruire dal primo arcivescovo goriziano, il pronipote di lui, Giovanni Nepomuceno d’Attems, vi fece collocare la lapide, che oggi è murata nella sacrestia della chiesa di San Carlo: “KARL: / ERZ BISC(HOF): / VON GOERZ: / GESTORBEN 1774 / DER GROSSE MANN / LEBT IN / DER GESCHICHTE”, vale a dire: Carlo, arcivescovo di Gorizia, morto nel 1774, il grande uomo vive nella storia.