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SACRESTIA SUPERIORE

Foto della sacrestia superiore

Da Aquileia... a Gorizia
Salcano / Gorizia

Il cristianesimo arriva ad Aquileia dall’Oriente, grazie ai rapporti commerciali della città. Secondo la tradizione avrebbe origine dalla predicazione dell’evangelista Marco, che avrebbe scelto il primo vescovo della città, Ermagora, coadiuvato dal diacono Fortunato.
Questi sono i primi martiri della Chiesa di Aquileia.

Superate le persecuzioni, la florida comunità cristiana aquileiese riesce a far edificare già nel IV secolo la grande basilica teodoriana. I vescovi di Aquileia assumono un ruolo religioso importante: da qui parte l’azione missionaria verso Nord ed Est, tanto che quella di Aquileia può essere considerata chiesa madre per tante chiese locali. Per questo al vescovo di Aquileia viene presto attribuito il titolo di Patriarca; nel corso del Medioevo il Patriarca al potere religioso, come capo di una immensa diocesi, associa quello temporale, come signore temporale.

Dopo la caduta dello Stato patriarcale (1420) per mano veneta, e con gli assestamenti territoriali conseguenti, i patriarchi risiedono a Udine, mentre la città di Aquileia finisce con l’essere stabilmente soggetta alla Contea di Gorizia (1521), che dal 1500 è controllata direttamente dagli Asburgo.

Il Patriarcato è ora diviso tra la Repubblica di Venezia ed il Sacro Romano Impero, con conseguenti gravi problemi di governo spirituale; questa situazione si risolve a metà Settecento con l’istituzione delle due arcidiocesi di Gorizia (per i territori imperiali) e Udine (per quelli veneti). I beni della chiesa di Aquileia vengono così divisi tra le due nuove sedi.


Gorizia è sede arcivescovile dal 1752 al 1788, con giurisdizione su un territorio vastissimo, dove si parlano lingue diverse (italiano, friulano, sloveno e tedesco). Nel programma di razionalizzazione in ambito ecclesiastico di Giuseppe II l’arcidiocesi viene soppressa ed istituita la diocesi di Gradisca (1788-1791).

Con Leopoldo II la diocesi viene ripristinata come diocesi di Gorizia e Gradisca ma con un territorio ridotto rispetto a quello originario; con l’elevazione ad arcidiocesi (1828-1830) diventa chiesa metropolitana della Provincia ecclesiastica illirica, con suffraganee Trieste-Capodistria, Parenzo-Pola, Veglia e Lubiana.

I nuovi confini di stato del 1947 dividono l’arcidiocesi: parte rimane sotto l’Italia e parte passa sotto la Jugoslavia. Viene eretta l’amministrazione apostolica di Nova Gorica e dal 1977 i territori delle diocesi di Gorizia e Trieste in territorio sloveno sono stati uniti nella nuova diocesi di Capodistria. Dal 1986 il titolo è Arcidiocesi di Gorizia, mentre Gradisca è diocesi titolare.

L’abitato di Gorizia tra X e XVI secolo è sostanzialmente il suo castello, posto a guardia della valle dell’Isonzo, e il piccolo borgo che sorge ai suoi piedi. Del 1001 la prima attestazione del nome.
La pieve che aveva giurisdizione sull’abitato di Gorizia ha sede a Salcano, la cui chiesa è intitolata a Santo Stefano.

Il centro di Gorizia assume un ruolo politico sempre più importante come una delle sedi dei Conti di Gorizia, che controllano ampi territori a cavallo delle Alpi. Il legame tra la pieve matrice e la sua filiale sono stretti e a volte si confondono. Ai piedi del colle del Castello, dove oggi sorge la Cattedrale, viene edificata una chiesa dedicata ai santi Ilario e Taziano. I Conti di Gorizia, avvocati della chiesa di Aquileia, fanno intitolare la nuova chiesa al secondo vescovo di Aquileia e al suo diacono, martiri, quasi a stabilire una continuità rispetto alla sede patriarcale.

A metà del XVI secolo il titolo plebanale passa definitivamente alla chiesa di Sant’Ilario e Taziano, che diviene poi sede di un Arcidiacono, che ha giurisdizione su parte dei territori arciducali del patriarcato aquileiese.

Nel 1752 la chiesa, che è stata notevolmente ampliata, diventa cattedrale. Viene intitolata a San Vito, per poi riprendere nel 1791 l’originaria intitolazione ai santi Ilario e Taziano.

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    Gli Stati Provinciali

    Gli Stati Provinciali, ovvero l’insieme dei rappresentanti dei ceti del territorio (ora ridotti a nobiltà e clero), sono formalmente l’assemblea che costituisce il centro della vita politica della Contea goriziana.

    A metà Settecento far parte degli Stati Provinciali è una questione di prestigio: significa far parte della nobiltà locale. Porre una sede arcivescovile nella città di Gorizia, allora ancora piccola ma con importanti tradizioni e con una nobiltà di grande lignaggio, rappresenta un grande onore oltre che un ulteriore elemento di centralità.

    In questa prospettiva gli Stati Provinciali donano alla nuova arcidiocesi una serie di paramenti che simboleggiano l’importanza della nuova sede. Nel 1754 molte delle loro competenze vengono assunte dallo stato e perdono la loro prerogative.

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      Il lascito teresiano

      L’istituzione delle due arcidiocesi di Udine e di Gorizia, quali eredi del patriarcato di Aquileia, è possibile grazie all’opera del pontefice Benedetto XIV e dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.

      L’intento dell’imperatrice e dei suoi ministri è quello di porre ordine nel sistema complesso degli stati dipendenti dalla Casa d’Austria, anche per garantire un maggior controllo. Il governo viennese sceglie un nobile goriziano e di formazione romana quale Carlo Michele d’Attems prima come vicario apostolico “a parte Imperii” del Patriarcato (1750) e poi quale primo arcivescovo di Gorizia (1752).

      Al lascito di don Vito Gullini e all'adeguamento della chiesa parrocchiale, si aggiunge una serie di doni di Maria Teresa. Si tratta di paramenti liturgici e di oggetti per il culto di grande raffinatezza e pregio.

      Giuseppe II, imperatore dopo la morte del padre mentre ancora le redini dello stato sono nelle mani di Maria Teresa, nel 1766 conferisce all’arcivescovo di Gorizia il titolo di Principe del Sacro Romano Impero, dignità poi legata alla sede arcivescovile.
      Anche in questa occasione vengono donati altri paramenti sacri.

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